Un giorno in cui la principessa passò in carrozza per un villaggio di frontiera, incontrò sul ciglio della strada un giovane di bell’aspetto e d’agile portamento che, vedendola, rimase come ipnotizzato. Allora la principessa, guardandolo fisso negli occhi, gli sorrise e fece un gesto ambiguo. Pazzo d’allegria, il giovane non perse tempo a diffondere l’accaduto in tutto il villaggio e se ne vantò davanti agli amici. A tutti, cominciando dai genitori, che gli consigliavano di non sognare ad occhi aperti basandosi soltanto su un’attitudine gentile della principessa, per finire con gli amici, che lo canzonavano per il suo entusiasmo, diceva che si sarebbe avviato ben presto verso il palazzo e lì avrebbe cercato di mettersi in mostra davanti alla principessa, perché era sicuro che lei l’avrebbe riconosciuto e, una volta riconsciuto, lui avrebbe fatto tutto il possibile per entrare al servizio del re e con il suo valore conquistare per sempre il dolce cuore della principessa. All’inizio gli amici si prendevano gioco di lui e gli reggevano la corda nello slancio, ma vedendolo deciso a mettere in pratica il suo capriccio, si rivolsero agli anziani del villaggio e li pregarono di dissuaderlo da quei propisiti suicidi. E infatti un giorno gli anziani del villaggio chiamarono il giovane a comparire davanti a loro e gli raccontarono una vecchia storia. In una certa occasione, gli dissero, capitò che la principessa della nostra gioventù passasse casualmente per questo villaggio, dove incontrò un giovane sul ciglio della strada. La principessa, che era cortese ed educata, gli sorrise e gli fece un gesto ambiguo. Il giovane impazzì d’allegria e si mise subito in cammino per presentarsi a palazzo e rendersi visibile agli occhi della principessa, nella speranza di venir riconosciuto da lei e offrirle il suo cuore. Arrivò, quindi, nei pressi del palazzo e si mise a richiamare l’attenzione di chiunque gli venisse a tiro con tanto impeto che il suo comportamento risultò subito sospettoso per tutti. La dichiarazione d’amore che il giovane contadino bandiva ai quattro venti nei mercati e nelle taverne, vantandosi che la principessa gli aveva fatto un giorno un gesto, non tardò a giungere alle orecchie della principessa, la quale raccontò al re cosa stava accadendo. Il re ordinò di arrestare il contadino e portarlo alla sua presenza per ascoltare dalle sue labbra quel che gli avevano già riferito sia la principessa che le sue spie e, non potendo permettere che un villano mettesse in pericolo il buon nome della principessa, lo fece decapitare, affinché il castigo servisse da esempio e da lezione. La sua testa fu infilzata in una picca e rimase esposta molto a lungo sul patibolo, perché nessuno da allora in poi s’azzardasse più a minacciare l’intoccabile virtù della principessa. La voce corse per il circondario e arrivò molta gente dai dintorni per vedere la testa del contadino esposta all’oltraggio del tempo e degli avvoltoi. Gli stessi anziani, che allora erano giovani, quando lo seppero, percorsero il lungo cammino che dal villaggio conduce al palazzo per contemplare il teschio del loro amico. Il giovane ascoltò l’inizio della storia con volto superbo e sguardo arrogante, perché era convinto di essere stato indicato dagli occhi della principessa, però man mano che il racconto avanzava divenne sempre più abbattuto e triste. Quando sentì il finale, decise che non avrebbe patito la stessa sorte del giovane di quella storia, ma decise anche che, dopo essersi coperto di ridicolo davanti ai genitori e agli amici e davanti a tutto il villaggio, doveva abbandonare il regno. Per remoto che potesse sembrare, non poteva sottoporsi al rischio di incontrare di nuovo la principessa, rivedendo il suo sorriso e, forse, il suo gesto ambiguo. Sicché abbandonò il villaggio, fuggendo senza meta, e si diresse verso territori lontani. Ma la notizia della sua fuga non passò inavvertita e si sparse fuori dal villaggio. Nei mercati e nelle taverne si diceva che un giovane contadino aveva lasciato il regno per paura di incontrare la principessa e soccombere di fronte al suo sorriso o all’ambiguità dei suoi gesti. Le spie del re udirono quei discorsi e li riferirono a palazzo. Quando la principessa ebbe notizia di quell’affronto, ne fu enormemente indispettita, perché con un gesto d’amore aveva posto in fuga il giovane contadino. Indignata, raccontò i propri dispiaceri al re, che ne rimase amaramente offeso. Mandò pertanto le sue guardie a inseguire, raggiungere e arrestare il giovane contadino, compito che eseguirono in soli sette giorni. Il giovane fu condotto alla presenza del re per raccontare di nuovo, da reo, ciò che aveva raccontato con lieto entusiasmo ai genitori, agli amici e agli anziani del villaggio. E poiché non si può macchiare invano il nome di una principessa, il re lo fece decapitare e ordinò che la sua testa rimanesse esposta sul patibolo per giorni e giorni. La gente dei dintorni accorse un’altra volta al richiamo irresistibile dell’esecuzione capitale. Anche i giovani del villaggio di frontiera si misero in cammino per contemplare con dolore la testa del loro amico e comprendere, sotto il segno della morte, l’antico e saggio proverbio del regno secondo il quale i gesti delle principesse sono sempre indecifrabili.
(Traduzione di Danilo Manera)